C'era una stella che danzava e sotto quella sono nata.
W. Shakespeare

mercoledì 11 febbraio 2009

Rompo il silenzio..

Tutti mi chiedono perchè mai io non stia più aggiornando il blog, fino d oggi avevo poche parole da spendere, è un periodo particolare della mia vita che ha richiesto e che richiede poche parole.
Oggi mi sono accorta di avere qualcosa da dire, voglio dire a tutti che sono indignata.
Se dico "Eluana" voi tutti capite benissimo di chi e di cosa sto parlando, parlo di una ragazza costretta incosciente in un letto di ospedale per 17 anni, parlo di disperazione, rassegnazione e parlo di un padre che ha fatto una scelta. Mi rivolgo a tutte quelle persone che con tanta facilità e leggerezza hanno espresso giudizi dopo aver sentito notizie filtrate della stampa e dai tg. Parlo a quell'opinione pubblica che si sente in diritto di giudicare un padre che ha fatto una scelta e mi sento di dire beati voi che ci riuscite così facilmente. Io non giudico il padre di Eluana perchè io non so cosa significhi portare un fardello IRREVERSIBILE per 17 anni, vederlo consumarsi in un letto di ospedale senza avere la possibilità di poter cambiare le cose. Posso solo immaginarlo. Posso chiedermi cosa sia significato fare la spola fra casa e ospedale per tutto quel tempo, senza avere un briciolo di speranza, consumata dagli anni, volata via. Allo stesso modo capisco che sia difficile, voltare pagina, cercare di ricostruire una vita straziata.
Io capisco questo povero padre, perciò lasciatelo in pace, voi la vostra morale, i vostri giudizi, le vostre ipotesi che non portano a nulla.
Il nostro premier si dovrebbe vergognare per le dichiarazioni rilasciate alla stampa, ovvie quanto ovvio è il suo voler cercare l'appoggio della chiesa cattolica, degli elettori cattolici.
Scontato, pessimo, vergognoso.
La chiesa cattolica poi col suo continuo paternalismo esasperato, con la sua continua ingerenza nella vita del singolo, parla di cose di cui non ha alcuna conoscenza: famiglia, educazione, educazione sessuale. Non avete figli, perciò dubito sappiate che voglia dire essere genitore, non avete famiglia perciò dubito sappiate che voglia dire condividere il letto coniugale, a rigor di regola non dovreste fare sesso e quindi dubito possiate dire a me cosa devo o non devo fare, non viviamo di quattro precetti e dieci preghiere, la vita è dura e impone delle scelte.
Siete un ammasso di persone che io raccoglierei in un gruppo facebookiano dal nome un pò bizzarro ma efficace di "Coloro per cui è facile essere gay col culo degli altri". Permettetemi la metafora.
Perciò vi invito a non spargere al vento sentenze, e di rispettare con doveroso e troppo atteso silenzio, chi ha dovuto prendere una decisione dura e importante, e continuerà a portarne il fardello, ma che forse almeno lui, riprenderà a vivere per se stesso e per la figlia.

6 commenti:

Stefy ha detto...

Ho avuto mio cugino per sette anni Bloccato in un corpo che non era il suo, attaccato ad una macchina che lo faceva respirare, una che lo nutriva, una che lo idratava, una pompa che aspirava il liquido dai polmoni, solo il ricordo di quegli occhi....è terribile, povera famiglia che ha dovuto sostenere un tale fardello. Eluana era già morta e se avessero lasciato fare il suo corso alla natura non saremo arrivati ad oggi.

MaryLù ha detto...

E' quello ce ho sempre pensato anche io Stefy. Per questo capisco il padre e non lo condanno..

Igor ha detto...

come non sottoscrivere questo articolo, rispecchia in pieno il mio pensiero e quello di molti italiani. peccato che in nessuna trasmissione tv si sia prestata voce a chi la pensa come noi, tutte trasmissioni di parte a cominciare da vespa. Beh anche se manchi da parecchio il buonsenso non ti ha abbandonato ;-)

Cuoricino ha detto...

Minchi Mary se non scrivi e poi mi torni così, allora ben vengano le tue pause, questo post è bellissimo, e non posso che non essere completamente d'accordo...poi la metafora mi fa sorridere, anche se davvero qui non c'è proprio un cazzo da ridere...scusa il mio lessico come al mio solito volgare!

SerialLicker ha detto...

leggo e penso a due telefilm.
in uno, un medico accetta a malincuore la volontà di un padre, che gli chiede (non senza una minaccia di levargli un'importante fetta di affari) di intubare il figlio di 17 anni e 11 mesi, condannato a morte da una malformazione polmonare che degenera e non si può curare. Poi ci ripensa, e lo dice al padre, Lui non è maggiorenne, ma ha il diritto di essere stanco di lottare, gli dice. E il padre gli chiede di levargli il tubo che lo fa respirare, gli stringe la mano e accetta il suo ultimo sorriso di gratitudine prima di vederlo morire.

Giusto ieri invece vedo un uomo sul letto di un ospedale che firma i moduli prima dell'espianto parziale di fegato che dovrebbe salvare la vita alla nipotina. Uno di questi è la procura: se dovesse andare in coma, deve delegare qualcuno a decidere se staccare o no le macchine. Questo qualcuno, per inciso, è il compagno gay, diventato marito secondo le leggi della California.

Qualcuno avrà visto un omicidio in questi due atti? Atti naturali negli Stati Uniti e in buona parte del mondo, ma che in Italia chiamiamo "deriva eugenetica"?

GG ha detto...

è tanto che non passo dai blog, ma questo post lo appoggio con tutto il cuore. Anche io mi sono indignato con chi ha voluto condannare il padre di Eluana per la decisione presa....credo che nessuno di loro abbia mai provato a passare 17 anni come li ha passati lui...